Uto Ughi ritorna al Teatro Massimo Bellini di Catania

Uto Ughi ritorna al Teatro Massimo Bellini di Catania

Non solo un ritorno, ma un autentico evento. Dieci mesi dopo il suo ultimo, trionfale recital nella sala del Sada, Uto Ughi ritorna al Teatro Massimo Bellini di Catania per un doppio concerto del cartellone sinfonico, venerdì 12 aprile alle 20,30 e sabato 13, alle 17,30. Il celeberrimo violinista, icona vivente dell’arte italiana dell’archetto, è un beniamino non solo del pubblico catanese ma di quello internazionale, dove si è imposto come interprete di riferimento del grande repertorio classico e romantico, protagonista di memorabili esecuzioni dei concerti di Vivaldi e di Mozart, di Beethoven e di Brahms, di Bruch e di Čajkovskij, ogni volta accompagnate da incisioni discografiche entrate nella leggenda. Allievo del mitico George Enescu, Ughi non è soltanto uno straordinario violinista ma anche un intellettuale, sensibile alla salvaguardia del patrimonio nazionale italiano: lo testimoniano i festival dedicati alle città di Roma e di Venezia, per le quali ha aperto sottoscrizioni di fondi destinati al restauro di importanti monumenti storici.

Di grande appeal è la locandina impaginata per il concerto catanese, un omaggio monografico a Ludwig van Beethoven, di cui verranno proposti tre lavori appartenenti al cosiddetto ‘stile eroico’, secondo la cronologia suggerita dal musicografo baltico Wilhelm von Lenz nel 1855. In apertura dunque una gemma della letteratura violinistica di primo Ottocento, la Romanza in fa maggiore, op. 50, un Adagio cantabile in forma di rondò composto nel 1802 dall’incantevole aura melodica. Accolto con perplessità al momento della prima esecuzione, il 23 dicembre del 1806 al Theater an der Wien, il Concerto per violino e orchestra in re maggiore, op. 61, venne composto per uno stravagante virtuoso dello strumento, Franz Clement, al quale il brano venne anche dedicato con una nota venata di ironia: «Concerto per clemenza pour Clement, primo violino e direttore del teatro di Vienna». Pubblicato per la prima volta nel 1807 e sporadicamente ripreso negli anni successivi, il Concerto sarebbe stato riscoperto da Mendelssohn, che nel 1844 lo diresse a Londra affidandolo al giovanissimo – appena tredicenne – ma già promettente violinista Joseph Joachim. Si tratta, infatti, di un’opera che si allontanava dal gusto Biedermeier, caro al pubblico d’inizio secolo. Lungi dal virtuosismo imperante nella scrittura solistica dell’epoca, il musicista ricerca una temperatura emotiva di forbita eleganza, che instaura un clima di affettuosa complicità tra il violino e l’orchestra. Articolato in due imponenti blocchi – un Allegro ma non troppo in forma-sonata, quindi una romanza di carattere contemplativo posta come introduzione dell’imponente rondò finale – il Concerto sublima un’espressività di rapinoso, trascinante lirismo. Chiude il concerto la Quarta Sinfonia in si bemolle maggiore, op. 60, scritta nello stesso anno del Concerto per violino, pagina negletta nel catalogo del compositore di Bonn perché schiacciata dalle due che la attorniano, la Terza e la Quinta, «una snella fanciulla greca fra due giganti nordici», come ebbe a definirla Robert Schumann.

Una serata di grande impegno per l’Orchestra del Teatro Massimo Bellini, che vedrà sul podio Stefanos Tsialis, direttore principale e artistico dell’Orchestra di Stato di Atene dal 2014. Diplomato in pianoforte al Conservatorio di Salonicco e in musicologia all’Università di Copenhagen, borsista della Fondazione Richard Wagner, è stato anche direttore principale della Central German Chamber Philharmonic e della Berlin Symphony Orchestra, oltre che direttore generale della musica a Meiningen dove – oltre a presentare un repertorio di grande ampiezza – ha proposto in prima esecuzione tedesca Medea di Mikis Theodorakis, il compositore greco che ha contribuito a far conoscere nel mondo.