Stefano Ranzani torna sul podio del Teatro Massimo Bellini di Catania per dirigere un concerto sinfonico incentrato sul classicismo viennese

Stefano Ranzani torna sul podio del Teatro Massimo Bellini di Catania   per dirigere un concerto sinfonico incentrato sul classicismo viennese

Venerdì 5 aprile ore 2030 turno A, sabato 6 aprile turno B ore 17.30.
 In programma musiche di Leopold Mozart, Haydn, Angerer, Beethoven
CATANIA – È  un gradito ritorno quello di Stefano Ranzani sul podio del Teatro Massimo Bellini, di cui è  stato direttore artistico e musicale dal 2007 al 2008. Il maestro lombardo, tra i più  acclamati del panorama direttoriale internazionale, sarà a Catania per un doppio impegno che lo vedrà protagonista  sia nell’ambito del cartellone sinfonico sia di   quello lirico. Mentre è impegnato nelle prove della  donizettiana Lucia di Lammermoor, in scena a partire dal 19 aprile, Ranzani dirigerà il concerto previsto  per venerdì  5 aprile  ore 20:30 turno A  con replica sabato 6 aprile ore 17:30 turno B. Prosegue così una stagione tra più  felici dell’ente lirico etneo che continua ad inanellare record di spettatori e sold out.

Ad aprire il programma,  dedicato all’età d’oro del “classicismo viennese”,   sarà  l’incantevole e divertente “Sinfonia dei giocattoli”, composta intorno al 1750-60 e destinata a notevole fama, nonostante l’incerta attribuzione, che gli  studi non riescono a fugare. La prima edizione a stampa data 1813, quando l’editore Hofmeister di Vienna pubblicò una versione in tre movimenti con il titolo

Kindersymphonie. Sul frontespizio era indicato  semplicemente Haydn, senza specificare chi dei due:  Franz Joseph, appunto il padre dello stile classico, o il meno conosciuto fratello Michael? Venne poi trovato un manoscritto del 1759 redatto dal padre di Amadeus, ovvero  Leopold Mozart, al quale era stato attribuito anche un altro brano giocoso dello stesso tipo: “Una gita musicale in slitta”. Entrambi i pezzi vennero in seguito assegnati più correttamente ad un allievo di Leopold, Johann Rainprechter. Almeno fino a quando nel 1992 non venne ritrovato un altro manoscritto ancora precedente nell’abazia benedettina di St. Georgenberg-Fiecht, in Baviera. L’autore, in questo caso, poteva essere il monaco e musicista Edmund Angerer, vissuto tra il 1740 e il 1794, ma i dubbi restano. Il ritrovamento permette  comunque di ricostruire meglio il contesto. Storicamente imprecisa è  intanto la definizione che compare nella citata edizione del 1813 in tre movimenti. Nel manoscritto di Angerer i movimenti sono invece 7 e il genere di riferimento è quello della “cassazione”, musica da intrattenimento destinata a feste o fiere. Inoltre l’abbazia dista circa 130 km da Berchtesgaden, dove era attiva una fabbrica di strumenti-giocattolo. La Kindersymphonie non sarebbe allora un’opera concepita da un solo autore, ma  una selezione di brani scritti a scopo promozionale per la manifattura di Berchtesgaden: una sorta di dimostrazioni da far ascoltare nei mercati in cui si vendevano balocchi.

Seguirà un’altra celebre partitura, anche questa a suo modo non priva di spirito scherzoso, ovvero la Sinfonia n. 45 in Fa diesis minore, scritta da Franz Haydn nel 1772 per il proprio mecenate, il principe Nikolaus Esterházy, durante il soggiorno della corte nella residenza estiva. E siccome ad Haydn non mancava il senso dell’umorismo, la pagina in questione è nota come “sinfonia degli addii” perché venne scritta prevedendo che  nell’adagio conclusivo i musicisti mandassero un preciso messaggio lasciando a turno  il leggio e la sala. Andò proprio così e l’esecuzione venne portata a termine soltanto da due violini con sordina, a suonare i quali erano lo  stesso Haydn e il primo violino, Luigi Tomasini. Il motivo? La villeggiatura si era prolungata più del previsto e questo finale alludeva umoristicamente al desiderio dei musici di riabbracciare  le proprie famiglie rimaste ad Eisenstadt.

Il resto del programma è dedicato a Beethoven. Egmont (op. 84) è la musica di scena per l’opera omonima di Johann Wolfgang von Goethe. Eseguita per la prima volta il 15 giugno 1810, è costituita, oltre che dall’ouverture  che ascolteremo, da nove pezzi per soprano ed orchestra: una  colonna sonora che ben esprime l’eroismo e il sacrificio di cui fu capace il Conte Lamoral di Egmont, il condottiero fiammingo che diede  la vita per patria olandese,  che era stata insidiata  della repressione spagnola attuata dal duca d’Alba nel 1568. L’ouverture, che   presenta affinità anche  con la Quinta sinfonia, è  una pagina che per potenza e intensità si può  accostare a quella del Coriolano.

Pezzo forte del programma è la Sinfonia in do maggiore op. 21, la Prima delle Nove concepite dal Titano di Bonn. La partitura vide la luce  fra il 1799 e 1800 e venne eseguita per la prima volta il 2 aprile di quell’anno al Burgtheater di Vienna.

Beethoven aveva iniziato relativamente tardi a cimentarsi con l’universo  sinfonico: quando completò la n. 1 aveva 29 anni, un’età in cui Mozart ne aveva già scritte 36 e Haydn circa 20. L’autore era dunque nelle fasi iniziali del  processo  di maturazione che lì a poco lo avrebbe portato ai più  alti esiti. Siamo  perciò di fronte ad una creazione che oscilla, appunto, tra i riferimenti a Mozart e soprattutto Haydn e la ricerca di un linguaggio nuovo. Prima e durante la gestazione  Beethoven mirò infatti a  varare un inedito  processo compositivo, per fare confluire   le proprie  idee innovative  all’interno dell’architettura classica.

“Come dire – spiegava in un saggio il musicologo Arrigo Quattrocchi – che nel riallacciarsi ai modelli di un passato prossimo, Beethoven non mancava di esibire l’intemperanza verso le regole, l’urgenza dell’evasione verso altre e più ambiziose prospettive”.

Ad animare questa attraente offerta musicale sarà la pluripremiata Orchestra dell’ente lirico etneo.  A guidarla

Stefano Ranzani, nato e a Milano, dove si è diplomato in violino presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi”. Mentre proseguiva gli studi di pianoforte e di composizione, è entrato a far parte stabilmente dell’Orchestra del Teatro alla Scala. Dal 1983 si è dedicato inoltre alla direzione d’orchestra, seguendo i corsi di perfezionamento di Leonard Bernstein e diventando in breve tempo assistente di Gianandrea Gavazzeni.

Già dagli Anni Ottanta si è imposto tra  i direttori più affermati nel panorama internazionale, in particolare per il  repertorio operistico, italiano e non solo, ed è ospite regolare delle più importanti istituzioni musicali del mondo, fra le quali Teatro alla Scala, Metropolitan di New York, Opéra National de Paris, Wiener Staatsoper, Washington Opera, Liceu de Barcelona, Maggio Musicale Fiorentino, Teatro Colòn de Buenos Aires, Deutsche Oper e Staatsoper di Berlino, Opernhaus di Zurigo, Bayerische Staatsoper di Monaco, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro dell’Opera di Roma.

Molto attivo anche in campo sinfonico, ha debuttato con l’Orchestra del Teatro alla Scala nel 1987, per poi ritornare sul podio scaligero in numerose altre stagioni. Nel corso della sua carriera ha collaborato inoltre con importanti orchestre, fra le quali Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, I Pomeriggi Musicali di Milano, Mozarteum Orchestra di Salisburgo, Orchestra Nazionale della Rai di Torino, English Northern Philharmonia, Orchestra Haydn di Bolzano, Münchner Rundfunkorchester, Hamburgische Symphoniker, Tokyo Philharmonic Orchestra.

Guarda il Video