“Parole e musica”: al via il progetto che vede insieme per la prima volta Bellini e Stabile, le due massime istituzionali teatrali catanesi

L’Orchestra del Teatro sarà diretta da Antonino Manuli. Mise en éspace e allestimento sono dello Stabile etneo, con l’adattamento teatrale e il coordinamento registico di Ezio Donato. I testi di Verga, Capuana, Brancati, Patti, Sciascia, Tomasi di Lampedusa saranno abbinati a musiche di Mascagni,  Rossini, Puccini e del contemporaneo Giuseppe Emmanuele. Voci recitanti Ezio Donato,  Raffaella Bella, Franz Cantalupo, Agostino Zumbo.

CATANIA- Le due massime istituzioni teatrali etnee, il Teatro Massimo Bellini e il Teatro Stabile di Catania, collaborano per la prima volta insieme e lo fanno impegnandosi sinergicamente nella   realizzazione di un progetto che fonde significativamente “Parole e Musica”.  In programma  due spettacoli, “Amori di Sicilia” e “Sicilia in versi”, in scena rispettivamente il 14 e il 24 giugno alle ore 21 nello spazio en plein air del Palazzo della Cultura, ovvero la Corte intitolata a Mariella Lo Giudice.

La lettura dei testi di alcuni dei maggiori scrittori isolani sarà inframmezzata all’esecuzione di celeberrime partiture: una formula collaudata che punta sulla contaminazione e il felice connubio delle arti sulla scena.

A dirigere l’Orchestra del Teatro Bellini la sapiente bacchetta di Antonino Manuli. Mise en éspace e allestimento sono del Teatro Stabile, con l’adattamento teatrale e il coordinamento registico a firma di Ezio Donato. Evocativo di atmosfere e sentimenti è appunto l’abbinamento tra le parole e le musiche, a partire dai Malavoglia verghiani e dall’amore di Alfio e Mena, qui  associato  allo struggente intermezzo della Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni. Seguirà un estratto di cinque racconti  con pertinenti commenti sonori: Un consulto legale di Luigi Capuana associato all’ouverture del Signor Bruschino di Gioachino Rossini; Il bacio di  Vitaliano Brancati accompagnato da canzoni e marce dell’era fascista come La bella Gigogin e Il canto del volontario; Le donne di Ercole Patti che si rispecchiano in  un altro intermezzo mascagnano, quello dell’Amico Fritz; La frode di Leonardo Sciascia collegata all’omonimo, recente  poemetto sinfonico  composto da  Giuseppe Emmanuele; Lighea di Giuseppe Tomasi di Lampedusa con l’intermezzo pucciniano di Manon Lescaut. Voci recitanti nomi di vaglia come lo stesso Ezio Donato,  Raffaella Bella, Franz Cantalupo, Agostino Zumbo.

Come spiega Ezio Donato: “Il concept muove da un’antica consuetudine della letteratura che ha sempre raccontato con il canto, la musica e le parole, uniti insieme, una storia antica o c una nuova relazione espressiva. Ciò si osserva sia nella trasmissione orale delle società preletterate e nella tradizione popolare dei cantastorie, ma anche nella letteratura colta, dalla tragedia e commedia greco-romana fino al melodramma, ai racconti in musica e ai musical. Insomma,  dall’antichità e fino ad oggi la scrittura musicale e la scrittura letteraria sfumano l’una nell’altra, perché come diceva Goethe “la musica comincia dove le parole finiscono”. La musica può raggiungere luoghi dell’anima che si trovano oltre le parole.  Mostrare ciò che non si vede, o non si vuole vedere, di comico e di tragico nella vita quotidiana, è il compito del teatro. Tuttavia, solo la musica è capace senza finzioni d’esprimere in maniera irresistibile l’invisibile della vita e rivelare a ciascuno il suo universo interiore. Come possa la musica compiere questo prodigio per cui ciò che era sopito si risveglia e anche il mondo delle cose inanimate, come la dura materia di cui sono costituiti tutti gli strumenti musicali, riesca a vibrare è un misterioso prodigio che forse viene da un altro mondo. Questa paradossale verità ha accompagnato la scena fin dalle origini. E le nude parole che costituiscono le battute di un copione o le pagine di un racconto possono essere veramente comprese se riescono coi tempi e il ritmo della musica a far risuonare insieme le emozioni comuni dell’attore e del musicista con quelle dello spettatore nel plurimillenario rituale del teatro”.

Per questo motivo i brani orchestrali, associati ai narratori siciliani attraverso pagine in alcuni casi poco conosciute, non seguono un criterio cronologico e neanche filologico: semplicemente sono stati scelti secondo criteri puramente emozionali che si determinavano durante l’ascolto da parte degli attori. Con la speranza che la stessa sensazione sperimentata durante le prove nel corso della lettura ad alta voce possa emozionare l’ascolto del pubblico.”

Il primo appuntamento è con il concerto di parole e musica intitolato “Amori di  Sicilia” . Amore ed erotismo hanno alimentato da sempre la musica, la letteratura e il teatro. Spesso in Sicilia la passione amorosa è un sentimento difficile da realizzare o da cui proteggersi e che per questo o diventa tragedia o assume toni comico-grotteschi. Negli autori isolani che scrivono tra fine Ottocento e la prima metà del Novecento, i personaggi maschili sembrano difendersi da questo sentimento, forse perché temono le donne. Dalla felice stagione del Verismo ai giorni nostri,  i brani selezionati raccontano la passione amorosa, l’eros, e il rapporto maschio-femmina con toni sofferti oppure divertiti e ironici all’interno di una spietata analisi di costume. Una suggestione di musica e recitazione con un grande tema che fa da cornice e da contenuto: l’amore e i siciliani.

Il secondo appuntamento è per il 24 giugno con  “Sicilia in versi”.  Un viaggio  attraverso le rime di poeti antichi e moderni, che  hanno parlato dell’Isola al plurale, delle sue tante anime, di ciò che ci accomuna e di ciò che ci divide. Anche nella poesia come nella narrativa, emerge in questi testi una dimensione teatrale del vivere che ci rende ora pessimisti, ora in grado di combattere contro il mondo intero. E forse dalla poesia, più che dalla narrativa, si capisce perché ogni siciliano innanzitutto combatte con se stesso in quanto portatore di una irripetibile ambiguità psicologica e morale. Sicilia al plurale a partire dai poeti greci siciliani Stesicoro  e Mosco. Per approdare   all’origine della lingua volgare,  a cui ha contribuito non poco la Scuola poetica siciliana,  fiorita alla Corte di Federico II, con Jacopo da Lentini e Cielo d’Alcamo. E poi attraverso l’età moderna con Antonio Veneziano e  ancora, fra Arcadia e Illuminismo, con Giovanni Meli e Domenico Tempio. Fino al Novecento di Nino Martoglio, Ignazio Buttitta. Santo Calì e alla produzione poetica poco frequentata di Luigi Capuana, Luigi Pirandello, Gesualdo Bufalino e Leonardo Sciascia. Per finire con uno dei più grandi poeti siciliani in lingua, Salvatore Quasimodo, che jn una sua lirica definì la Sicilia la terra impareggiabile.

In questa visione, “Parole e musica” è un progetto che mette insieme due linguaggi per comunicare meglio lo straordinario universo di pensieri ed emozioni racchiuso nell’immenso patrimonio della narrativa e della poesia siciliana.