Dare l’estremo saluto a Renata Scotto è avere la consapevolezza che neppure la fine terrena potrà scalfirne la leggenda. Perché Renata Scotto è stata in vita e sarà per sempre tra le grandissime voci liriche della storia della musica e del canto. Risulta quasi impossibile misurare il valore e la caratura delle sue interpretazioni vocali e sceniche.
Il rapporto di questa grandissima artista con il Teatro Massimo Bellini fu poi di immenso, reciproco e incondizionato amore, nato e cresciuto nel segno del compositore catanese, per le cui straordinarie performance venne insignita del Premio Bellini d’Oro nel 1975. Sul palcoscenico etneo fu stupefacente Amina ne “La Sonnambula” per l’inaugurazione della Stagione Lirica, il 24 Gennaio 1961, diretta dal M° Gianandrea Gavazzeni (sotto la cui bacchetta aveva ricoperto il ruolo quale anche a Monaco di Baviera in occasione della tournée del Teatro Massimo Bellini nel Settembre del 1960, per celebrare il nostro genius loci). E fu la prima Zaira dell’epoca moderna, il 30 Marzo 1976, riscattando quasi un secolo e mezzo dopo il fiasco che tanto aveva angustiato il compositore al Teatro Regio di Parma. Non solo Bellini, naturalmente; altrettanto gloriosa furono sia la sua Luisa Miller il 25 Marzo 1975 che la sua matura prova nel ruolo della Marschallin in Der Rosenkavalier di Richard Strauss sotto la direzione del M° Spiros Argiris, che fruttò a lei ed al Teatro il Premio Abbiati della critica.
Oltre a queste immortali esibizioni operistiche, ricordiamo anche i tre recital solistici del 21 Marzo 1992 (accompagnata da Vincent Scalera), 28 Settembre 1994 e 9 Ottobre 1995 (accompagnata da Leone Magiera) ed il debutto in “Erwartung” di Schoenberg il 22 Gennaio 1994 in forma di concerto, diretta sempre dal M° Arigiris, nonché la regia de “Il Pirata” di Vincenzo Bellini per il Festival Belliniano 1993 con Lucia Aliberi ed il compianto Marcello Giordani, artista al quale la Scotto era legata da affettuosa amicizia e stima.
Né la sua scomparsa potrà rendere sfocata la profonda umanità che trasmetteva con sorgiva grazia, come sa bene chi ha avuto il privilegio di conoscerla. Ecco, in tanti nel nostro Teatro hanno lavorato con lei, per lei, e hanno avuto saggio di un’empatia non scontata in un personaggio dalla levatura artistica e dal successo siderali.
Era rimasta una donna, una moglie, una madre, che l’esperienza dell’arte ha reso semplicemente sublime.