“Rach 3”, “Boléro” di Ravel, “Sombrero” di Falla: si conclude in bellezza la stagione concertistica del Teatro Massimo Bellini, con l’Orchestra diretta dalla prestigiosa bacchetta di Pablo Mielgo e un virtuoso del pianoforte come Dmitry Shishkin

“Rach 3”,  “Boléro” di Ravel, “Sombrero” di Falla: si conclude in bellezza la stagione concertistica  del Teatro Massimo Bellini, con l’Orchestra diretta dalla prestigiosa bacchetta di Pablo Mielgo  e un virtuoso del pianoforte come Dmitry Shishkin

Venerdì 9 giugno  (ore 20:30, turno A) e sabato 10 maggio 2023 (ore 17:30, turno B)

Pagine impervie  e celeberrime: dal Terzo concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov a due partiture inizialmente  concepite per la danza, ossia Sombrero de tres picos di Falla e il vorticoso Boléro di Ravel. Si conclude così in bellezza la stagione concertistica del Teatro Massimo Bellini con un programma sinfonico che vedrà  protagonisti – insieme alla pluripremiata Orchestra dell’ente lirico etneo –  due nomi di spicco come  Pablo Mielgo sul podio e il virtuoso del pianoforte Dmitry Shishkin.

Si conclude? Solo formalmente perché l’attività  del Massimo catanese prosegue senza soluzione di continuità per tutta l’estate con la rassegna “Bellezza, Belcanto Bellini” nei siti storici della città barocca. Intanto è  tempo di positivi bilanci per un cartellone che ha richiamato un folto pubblico, facendo registrare ripetutamente  il “tutto esaurito” e abbassando l’età media degli spettatori grazie all’incremento dell’utenza giovane, sensibilizzata attraverso  la comunicazione e la promozione nelle scuole.

E veniamo ai brani annunciati. L’appuntamento è per venerdì 9 giugno  (ore 20:30  turno A)  e sabato 19 giugno (ore 17:30 turno B).  Primo capolavoro  in locandina è il Concerto per pianoforte n. 3 in re minore op. 30, titolo abbreviato dagli appassionati semplicemente in  ”Rach 3”, sulla scia di quanto avviene nel film Shine, in cui la partitura si trasforma nel banco di prova del protagonista, superbamente interpretato da Geoffrey Rush.  

Composto nel 1909, il Terzo concerto  rappresenta un cimento ancora più temibile del pur insidiosissimo Secondo, che ha dato all’autore fama imperitura. Il Terzo fu eseguito per la prima volta, con Rachmaninov solista, dalla New York Symphony Orchestra diretta da Walter Damrosch, il 28 novembre 1909, al New Theater di New York, ma il successo arrivò solo nel  giro di vent’anni, grazie al virtuosismo stratosferico del giovane Vladimir Horowitz, che incantò perfino il compositore e ne consacrò la visione espressiva tardoromatica. Una sfida che Dmitry Shishkin saprà certo onorare.

Seguiranno le due suite che Manuel de Falla ha tratto dal suo balletto in un atto  El sombrero des tres picos (Il cappello a tre punte), su libretto di Gregorio Martínez Sierra, dall’omonimo romanzo di Pedro Antonio de Alarcón. Composto su commissione di Sergej Diaghilev, il balletto fu rappresentato per la prima volta al teatro Alhambra di Londra il 22 luglio 1919 con coreografia di Léonide Massine e scenografie di Pablo Picasso. Nelle due suite il compositore spagnolo mantenere  il carattere folkloristico grazie all’introduzione di danze come la Seguidilla e la Farruca. Formata da  quattro brani, la Prima suite si apre con una breve Introduzione, cui segue Meriggio, nel quale sono presentati il mugnaio e la bella moglie con un tema che sarà sviluppato nella jota che conclude la Seconda suite. La Danza della mugnaia è caratterizzata da un fandango danzato dalla donna risoluta a farsi beffe  delle avances grottesche del Corregidor,  che  nell’ultimo L’uva le offre i succosi grappoli. La Seconda suite è tripartita: la Danza de los vicinos è una seguidilla andalusa,  che sfocia in un incantevole  notturno; la Danza del Molinero una farruca, varietà del flamenco, in cui  la moglie invita il marito, anticipando la Danza final, una festosa jota nella quale ritorna il tema anticipato nel Meriggio.

Per finire il ritmico incalzare del Boléro, la cui première si tenne  all’Opera di Parigi  il 22 novembre 1928, direttore Walther Straram,  in un allestimento storico  con la  coreografia di Bronislava Nijinska, protagonista Ida Rubinštejn. L’esito positivo si trasformò in trionfo alla prima esecuzione concertistica, l’11 gennaio 1930 con l’Orchestre Lamoureux diretta dallo stesso Ravel. La creazione è stata definita un vero e proprio “castello sonoro” che monta da un rullante in pianissimo per arrivare ad un’orchestra intera in fortissimo, attraverso una pulsazione ritmica ripetuta 169 volte e  due temi di straordinaria linearità, ma riproposti in tutte le combinazioni timbriche, fino alla coreografica deflagrazione.

Ancora una prova di bravura, dunque, per l’Orchestra del Bellini, affidata al direttore madrileno Pablo Mielgo, vero cittadino del mondo con uno spirito imprenditoriale e la missione di rendere la musica accessibile a tutti. In atto brillante capo dell’Orquestra Simfònica de les Illes Balears e della Symphony of the Americas, è stato presto ingaggiato da importanti orchestre internazionali dopo gli studi al Conservatorio Reale di Madrid, la Reina Sofia School e la London Guildhall School of Music. È regolarmente sul podio di grandi palcoscenici come il Wiener Musikverein in Europa, la Carnegie Hall di New York negli USA, fino all’America Latina e in Oriente. Lavora in stretta collaborazione artistica con orchestre come la Simon Bolivar Symphony, quella dell’Arena di Verona e la Qatar Philharmonic, e con artisti quali Juan Diego Florez, il duo pianistico delle sorelle Labeque, Pierre-Laurent Aimard, Emmanuel Pahud, Midori Goto, Khatia Buniatishvili, Julian Rachlin e Radovan Vlatkovic.

Ha collaborato con istituzioni come il Teatro Real di Madrid, la Miami New World Symphony, EI Sistema in Venezuela e la Florida Grand Opera, National Ballet e orchestra della Cina. È direttore artistico e musicale della Saludarte Foundation, che mira ad apportare il cambiamento sociale attraverso la musica. Dal 2011 insieme al codirettore artistico dell’Accademia Filarmonica di Medellin, si impegna a dare ai giovani talenti l’accesso all’istruzione musicale indipendentemente dal reddito dei genitori. Inoltre, ha fondato dal 2003 tre formazioni che accolgono le nuove leve.

Altrettanto prestigiosa la carriera di Dmitry Shishkin, pianista russo acclamato dalla critica  internazionale sia per il suo approccio creativo, sia per le sue brillanti abilità. Nel 2019 ha ricevuto una medaglia d’argento alla 160ª edizione del prestigioso Concorso internazionale Čajkovskij, dopo avere vinto il  primo premio nel 2018 al 73⁰ Concorso internazionale di Ginevra. Nato a Celjabinsk, in Siberia, ha mostrato un talento eccezionale per il pianoforte fin da giovanissimo. A 9 anni, è entrato nella esclusiva Scuola di Musica Gnessin di Mosca per bambini dotati (classe di Mikhail Khokhlov) e ha poi frequentato il Conservatorio di Mosca (classe di Eliso Virsaladze). Ha inoltre studiato in Sicilia presso il Conservatorio “Vincenzo Bellini” di Catania con Epifanio Comis e ad Hannover presso la Musikhochschule con Arie Vardi. Ha vinto numerosi concorsi e riconoscimenti in Russia e all’estero, come il Busoni a Bolzano (terzo premio nel 2013) e il primo premio al Top of the World Competition a Tromsa (2017). Si esibisce in tutto il mondo e in particolare ha collaborato con il Teatro Mariinsky (direttore Gergiev), l’Orchestra Sinfonica Accademica Statale della Russia “Orchestra Svetlanov”, l’Orchestra Nazionale Russa (direttorevPletnev), l’Orchestra Sinfonica Čajkovskij (direttore Fedoseev), l’Orchestre de la Suisse Romande. l’Orchestra Filarmonica di Varsavia; la Staatskapelle Weimar e l’Orchestra Sinfonica di Tokyo. È  stato inoltre ospite di rassegne  quali il Festival Estivo di Dubrovnik, il Festival Musicale di Bergen, lo Chopin and his European Festival e il Festival Musicale di Brescia.