LA SERVA PADRONA

LA SERVA PADRONA

DA SABATO AL SANGIORGI “LA SERVA PADRONA” DI PAISIELLO
CINQUE RECITE, TRE PER LE SCUOLE, FINO AL 23 APRILE

Cinque recite, tre delle quali riservate agli studenti, per La serva padrona, intermezzo in due parti di Gennaro Antonio Federico e musica di Giovanni Paisiello, che debutterà al Teatro Sangiorgi tra due giorni,
sabato 17 aprile 2004, alle ore 21. Composizione meno nota dell’omologa di Giovanni Battista Pergolesi ma per questo non meno interessante, La serva padrona di Paisiello è un’ operina quasi dimenticata e la Fondazione Teatro Massimo Bellini l’ha recuperata per proporla anzitutto agli studenti. L’ultima esecuzione catanese risale al 1958, durante una mini stagione di opere da camera al “Bellini”. Dopo la prima, sarà replicata per altre quattro recite, tre delle quali (il 20, 21 e il 22 aprile alle ore 11) sono riservate proprio alle scuole. Oltre alla recita del 17 aprile, il pubblico potrà assistere anche a quella del
23 aprile, alle ore 18.
Sul podio, a dirigere l’orchestra del Teatro Massimo Bellini salirà il maestro Marco Zuccarini. Le repliche del 21 e 22 saranno dirette dal maestro Leonardo Catalanotto. Nel ruolo di
Serpina
il soprano Gabriella Colecchia, Uberto sarà il baritono Tiziano Bracci mentre Vespone sarà impersonato da Gianni Salvo che firma anche la regia dell’allestimento. Il prologo e il congedo sono stati scritti dal maestro Piero Rattalino, direttore artistico della Fondazione. Le scene sono di Salvo Tropea, i costumi di Alessandra Gramaglia, le luci di Salvatore Da Campo. L’allestimento scenico è del Teatro Massimo Bellini.
La serva padrona fu scritta da Giovanni Paisiello (Taranto, 1740-Napoli, 1816) durante la sua permanenza a San Pietroburgo, quasi mezzo secolo dopo la composizione di Pergolesi. La prima esecuzione risale al settembre 1781, nella residenza estiva della Corte a Tsarkoe Selo. Stesso libretto, un’orchestrazione più ricca con l’aggiunta dei fiati agli archi, fu considerata all’epoca musica moderna rispetto a quella del compositore di Iesi.
E’ suddivisa in due atti; questa è la trama:
Atto primo. Uberto, si sta vestendo per uscire e protesta perchè la cameriera Serpina, che egli ha preso in casa da bimba, lo tratta senza rispetto . Si rifiuta di servirgli la cioccolata o lo obbliga a rinunziare a una passeggiata. Essa fa una scenata a Vespone, altro servo, che non parla mai, fino a schiaffeggiarlo perchè non la rispetta come una padrona. Uberto, pur di non dovere più sottostare alla serva, chiede a Vespone di trovargli una moglie, magari brutta, ma sottomessa. Serpina dichiara che la sposa sarà lei: Uberto la chiama matta; ma ella sa che il padrone non è indifferente, ed è decisa a spuntarla.

Atto secondo
. Serpina traveste Vespone da soldato e lo nasconde in una stanza vicina. Uberto si accinge a uscire. E Serpina lo affronta: poichè egli è stanco di lei, ha deciso di accasarsi con un militare, il violento e autoritario Capitan Tempesta. Uberto teme che un’unione simile non offra molte garanzie di felicità ed è disposto a conoscere il fidanzato. Serpina introduce Vespone travestito e informa Uberto che il capitano la sposerà se avrà quattromila scudi di dote. Uberto non ha intenzione di sborsare una tale somma e Vespone finge collera e minacce. Serpina mostra di calmarlo e riferisce al padrone che il suo pretendente rinuncerà a tutto e non passerà a vie di fatto, purché sia Uberto a sposarla. Uberto si rassegna, non malvolentieri, a dare la mano di sposo a Serpina, alla presenza del temuto Capitan Tempesta. Poi Serpina rivela l’inganno e Uberto fa buon viso a cattivo gioco, confessando di aver sempre avuto del tenero per la sua serva padrona.
Biglietti ancora disponibili al botteghino del Teatro Massimo Bellini, posto unico 8 euro.

Foto Filippo Sinopoli